Il rovescio della medaglia: “Il diavolo veste Prada”
Quanto può essere spietato il mondo della moda?
Ad oggi, il film che meglio descrive quello che veramente si cela dietro i riflettori, i lustrini e le paillettes è probabilmente “Il diavolo veste Prada”.
In questo film del 2006 Anne Hathaway interpreta Andy, assistente di una perfida Meryl Streep nel ruolo di Miranda Presley, la direttrice di un’importante rivista di moda, ispirata alla vera direttrice di Vogue, Anne Wintour.
Attraverso gli occhi della giovane giornalista scopriamo, come si suol dire, che non è tutto oro quello che luccica, specialmente nel mondo della moda.
Lungo tutta lo svolgimento del film assistiamo alle continue vessazioni di Miranda, a diete estenuanti in preparazione, a richieste impossibili fatte ben sapendo di mettere in difficoltà il proprio assistente.
In questo mondo sembra che solo il più cinico e spietato possa sopravvivere, ben consci che, come sostiene Miranda “Tutti vogliono essere come me”.
Effettivamente, anche nella realtà il fashion sembra essere una vera e propria gabbia dorata, che tiene fuori chi non ne è all’altezza ma è estremamente costrittiva verso chi già ne fa parte.
Un esempio lampante è stata la Milano Fashion Week, luogo di incontro per eccellenza per chi appartiene a questo mondo.
Conquistarsi la front row, cioè la prima fila, ad una sfilata di brand conosciuto pare essere un’impresa titanica.
Allo stesso modo, esprimere il proprio stile e la propria identità è oggi sempre più complicato, anche per colpa della nuova era digitale.
Se i social da un lato aiutano a imporre la propria immagine e il proprio gusto, allo stesso tempo la concorrenza è aumentata esponenzialmente.
Lo stesso vale per i brand di moda pret a porter, come ad esempio H&M e Primark.
Dopo un vero e proprio boom durante gli anni ’90, nell’ultimo biennio gli introiti di questi marchi hanno subito un calo di introiti non indifferente.
A quanto pare, prima i consumatori preferivano un acquisto più d’impulso, comprando capi che sapevano non avrebbero indossato per molte volte ma che magari copiavano gli ultimi trend delle grandi case di moda.
Oggi, anche a causa della crisi, i consumatori tendono ad investire maggiormente in capi “sempreverdi”, che si possano adattare ai trend che cambiano grazie anche solo a piccoli aggiustamenti.
Perciò si presta maggiore attenzione ai materiali, alla qualità e, in molti casi, all’ecosostenibilità dei capi.
Proprio per aggiornarsi e cavalcare il trend dell’ecosostenibiltià e del rispetto dell’ambiente molti noti brand si stanno adattando e stanno lanciando capsule collection o intere sezioni di impronta green.
H&M, ad esempio, ha lanciato campagne in cui proponeva capi realizzati con materiali ecologici e persino la linea H&M Home si è adattata inserendo oggetti di design realizzati con materiali riciclabili e dai toni pastello, che rimandano ad un’ideale di purezza e sostenibilità.