Diario di una stagista: L’arte del parlare
Siamo già arrivati a maggio, vola il tempo, passano le settimane e il giovedì è il giorno in cui mi dedico a voi; dal diario di una stagista: L’arte del parlare.
Oggi affrontiamo un argomento complicato e difficile da discutere soprattutto per noi giovani. Nonostante le varie problematiche che potrebbero sorgere, cercherò di comunicare le mie riflessioni con massima razionalità.
La parola
“Verbo” deriva dal latino “verbum” e significa parola. Impariamo presto ad emettere i primi suoni e ad esprimerci, per soddisfare le nostre esigenze e nel corso della crescita, apprendiamo le varie strategie comunicative per portare l’interlocutore verso il nostro pensiero. Come del resto saprete, il saper parlare e persuadere l’interlocutore è un’arte a tutti gli effetti.
Nell’antica Grecia, gli oratori da Socrate a Cicerone utilizzavano nei loro dialoghi diverse forme strategiche per persuadere il pubblico, attraverso la retorica. Quest’ultima veniva considerata una disciplina che doveva essere sfruttata al meglio da parte dei filosofi per diffondere il proprio pensiero.
In Grecia il diritto di parola veniva chiamato parresia. Quindi già in passato l’uomo aveva la possibilità di esprimere un proprio giudizio, parere; parresia significava avere la libertà di dire tutto.
Libertà di parola e di pensiero
Con la nascita della Costituzione Italiana, nel 1948, l’Assemblea Costituente decise di inserire nell’articolo 21 la libertà di parola:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Gli italiani hanno la possibilità di manifestare il proprio pensiero e di dire la propria, un po’ come succedeva nelle polis greche. D’altronde viviamo in un paese democratico: ciascuno ha il diritto di dire quello che pensa.
Ma, come penso sempre, ad ogni cosa c’è un limite. Spesso si comunicano le proprie idee e riflessioni riguardo anche argomenti di cui non si sa quasi nulla. Si parla solo perchè si vuole affermare il proprio punto di vista.
Si credono tutti professori, vogliono portare a tutti i costi un proprio giudizio anche se in realtà finiscono per dimostrarsi ridicoli.
Durante il periodo del liceo, avevo studiato l’arte retorica di diversi oratori, Cicerone, Socrate e Quintiliano; e mi ricordo che un giorno la prof ci aveva suddiviso in due gruppi e avevamo affrontato un dibattito, discutendo su vari argomenti.
Da quelle lezioni ho appreso che quando si vuole persuadere l’interlocutore, bisogna conoscere a 360 gradi le varie questioni, bisogna studiare, analizzare, documentarsi; non possiamo limitarci a dire ho sentito dire, hanno detto così … Bisogna imparare ad essere critici e non polemici.
Un critico è colui che si pone dei dubbi, fa delle riflessioni logiche e razionali, ed il suo obiettivo consiste nell’analizzare ogni dettaglio.
Il nostro paese ci consente di liberare le nostre opinioni, ma cerchiamo di farlo quando è il nostro turno e solo quando ci siamo documentati a fondo.
Social Networks
Se in passato i dibattiti prendevano forma nella piazze, in seguito durante il periodo dell’Illuminismo all’interno dei Caffè, al giorno d’oggi ci troviamo a dover discutere sul web e questo comporta maggior problemi.
In primis, perché tutti possono creare testi polemici attraverso post oppure video e in secondo luogo perché non c’è un confronto diretto, che porta ad utilizzare la mimica.
Gli oratori per essere più convincenti “giocavano” anche con il tono della voce e con il linguaggio non verbale. Purtroppo, le discussioni che nascono sui social network, non ci consentono di affidarci a questi elementi, almeno che non ci mettiamo a commentare con un video. Ma sappiamo che il filmato deve essere breve e coinciso, altrimenti le persone non stanno attenti.
Scriviamo fiumi di parole senza vedere il riscontro dell’altro, perché sapete che quando si discute, modifichiamo il nostro modo di parlare anche a seconda dell’atteggiamento di chi abbiamo di fronte.
Spesso, noi giovani non abbiamo tutta questa libertà perché dobbiamo frenare la nostra voglia di dire e finiamo per ascoltare chi ha più esperienza di noi.
Con questo non voglio dire che i giovani hanno sempre ragione perché nella maggior parte dei casi, pensano di sapere, utilizzano le strategie comunicative ma alla fine non conoscono ancora bene tutto. A volte, non voglio negarvi che su certe questioni, mi impunto anch’io.
Oggi vorrei lanciare questo slogan, contestiamo e non ci arrendiamo. Siamo sempre pronti a contestare, discutere perché pensiamo di mostrarci “grandi”, a volte, però è meglio stare zitti e buoni, acconsentire ed annuire. Avevano ragione i Maneskin: “parla la gente purtroppo parla non sa di che cosa parla”.
Consiglio musicale
Oggi il mio consiglio musicale si concentra sulla condizione dei giovani che preferiscono rimanere in silenzio, altrimenti le loro parole generebbero frastuono.
Come ricorda Madame: “La realtà è che non possiamo fare a meno della nostra Voce, e per quanto proveremo ad allontanarla, lei tornerà sempre indietro”.
È importante confrontarsi con le persone che hanno un pensiero diverso dal nostro, però non bisogna per forza creare inutili dibattiti.
Impariamo ad utilizzare la parola solo quando sentiamo quel rumore incessante che si impossessa di noi, altrimenti rimaniamo in disparte e riflettiamo in autonomia. Fidatevi, a volte è la soluzione migliore.
Ciao Chiara , bella la tua esposizione riguardo alla cosa più importante che
ha l’uomo. Penso che nella parola sia racchiuso tutto il nostro essere . Ci sarebbe un profluvio di cose da dire , ma trovo così mobile l’argomento che mi limito a questo proverbio cinese: se quello che ai da dire non è migliore del silenzio taci.