Diario di una stagista: La voce delle donne
Oggi il diario di una stagista assume un tono polemico: La voce delle donne.
Come vi avevo già anticipato in una pagina di diario, avevo promesso alle ragazze che sarei ritornata ad affrontare questo argomento.
Mi spiace trascurare voi ragazzi, ma purtroppo devo per forza evidenziare alcune riflessioni, che sono nate dopo aver letto un articolo (la fonte The Times).
L’articolo riguarda uno studio che è stato svolto da università europee sul bias di un algoritmo “sessista” che viene utilizzato nelle piattaforme digitali musicali (Spotify, iTunes, Amazon Music).
In breve, mette in luce che questo l’algoritmo è più propenso a scegliere canzoni di uomini rispetto a quelle di donne.
Anche se si osserva la classifica che viene fatta ogni anno dalla piattaforma Spotify, ci si rende subito conto che i primi cinque artisti più ascoltati sono tutti uomini e che le tendenze sono simili in tutte le categorie.
Se volete sapere di più riguardo allo studio svolto, andate a leggere l’articolo che ho scritto sul blog di SilverMusic radio.
Il primo pensiero che ho avuto è: “Non sapevo che nel 2021 la tecnologia fosse così avversa al mondo femminile”.
Uno sguardo al passato
Come vi avevo già sottolineato, le discriminazioni esistono in ogni professione, ma in particolare nel settore dello spettacolo e della musica la distinzione è sempre più marcata.
Se diamo uno sguardo al passato, ci accorgiamo che anche nelle prime tragedie e commedie le donne non avevano la possibilità di recitare o di calcare un palco.
Ma erano gli uomini che recitavano le parti femminili indossando una parrucca e studiando le movenze delle donne.
Le donne iniziarono a recitare solo nel XVII secolo, e allora si iniziò ad usare il termine “attrice”.
La prima attrice che recitò in Inghilterra nel 1660 si chiamava Margaret Hughes. Nell’Ottocento abbiamo notizia di varie attrici, tra le italiane Anna Fiorella Pelandi, Carlotta Marchionni e Adelaide Ristori.
La lotta delle artiste
Nell’ultimo periodo sono sempre più le artiste italiane che promuovono la battaglia femminile. Per esempio Francesca Michielin, dopo Sanremo è pronta a portare avanti un podcast intitolato “Maschiacci”.
Vi consiglio di andare a sentire le puntate perché mettono in evidenza le differenze tra mondo femminile e maschile, intervistando diversi personaggi dello spettacolo e non solo.
Alla fine di ogni podcast, la cantante pone all’ospite sempre la stessa domanda: “Per che cosa vorresti smettere di lottare?”.
Care ragazze, provate a rispondere e fatemi sapere che cosa ne pensate.
Non solo Francesca Michielin si è espressa a riguardo degli stereotipi sociali, ma anche la cantante Annalisa aveva rilasciato un’intervista e alla domanda “nella musica in generale, com’è la situazione?” aveva risposto:
“È ancora complicato farsi ascoltare. Ci sono frasi che dette da un uomo vanno bene, mentre se le dico io, è meglio rifletterci un po’ di più. Un esempio? Nel mondo trap, per dire, è difficile che una donna possa avere il successo di un uomo. Perché quel tipo di comunicazione, anche di aggressività ostentata che a me piace, non è ancora compresa e accettata. Dovremmo solo ascoltare, senza pensare al sesso di chi canta e all’estetica della persona. Provare a mettersi nei panni degli altri”.
Mi raccomando ragazze, cerchiamo di abbattere ogni pregiudizio e facciamo sentire la nostra voce, come hanno fatto le artiste italiane. A volte, aver talento per noi ragazze non basta, e poi se c’è anche la scienza che diffonde algoritmi sessisti, è arrivato il momento che bisogna mettere un freno.
Spero che questi esempi siano stati un buon punto di riferimento anche perchè si tratta di artiste che, ogni giorno, devono confrontarsi con queste tematiche.
Le donne fanno fatica a ricoprire anche incarichi decisionali: sono poche le autrici, le compositrici e le producer.
Il gap tra uomo e donna nella musica è stato più volte evidenziato anche da artiste internazionali: Madonna, Lady Gaga, Beyoncé, Kesha, Dua Lipa.
In particolare, la cantante Bjork aveva scritto una lettera nel 2016 indirizzata ai giornalisti:
Gli uomini hanno il diritto di spaziare da un campo a un altro (…) ma non le donne. Le donne nella musica sono autorizzate a essere delle cantautrici che parlano solo dei loro fidanzati. Se scelgono un altro argomento (…) o di diventare qualsiasi altra cosa rispetto a performers che cantano dei loro amori, ricevono delle critiche… come se la nostra unica possibilità di espressione fosse l’emotività”
Consiglio musicale
Come sempre non può mancare il mio consiglio musicale Man! I feel like a woman di Shania Twain.
Questa è una canzone che esprime l’emancipazione femminile e soprattutto la libertà di essere donna.
Se vi troverete a discutere su queste tematiche con un uomo, che magari vi darà consigli sessisti, su come vi dovete comportare o dovete essere, mi raccomando rispondetegli con tono: “Man! I feel like a woman”.
Magari cantando anche il verso, così risulterete molto più affascinanti e più convincenti.